martedì 29 luglio 2014

Riparto Da Me va in vacanza

Foto dell'autrice
Riparto Da Me si prende una pausa di riposo vacanziero e tornerà a breve. Intanto nuovi progetti stanno prendendo piede. Ci sarà un evento in autunno a cui siete tutti invitati. Per cui, restate sintonizzati! Un saluto a tutti i miei lettori. Vi voglio bene.

giovedì 24 luglio 2014

Sul pettegolezzo

In un mondo sempre più dominato dai mass media, il pettegolezzo - o gossip - è diventata una moda per intrattenere e divertire. 
Sembra qualcosa di innocente, qualcuno può addurre motivazioni di semplice scambio di informazioni tra amici e conoscenti. Ma non è così.
Foto dell'autrice

In realtà, il pettegolezzo si alimenta di negatività. Lo scambio di informazioni, per rimanere tale, deve restare neutrale, senza giudizi di nessun tipo. Nel gossip invece la critica, la presa in giro, l'immaginazione negativa sono i pilastri portanti.

Secondo la Legge di Attrazione, tutto ciò che inviamo all'esterno in qualche modo ritorna, e con la stessa energia. Quindi, se sparliamo o sfottiamo qualcuno, di sicuro quelle due pratiche ci verranno rese con la stessa moneta.

Inoltre, il giudizio, in generale, crea una certa chiusura del Cuore, in quanto non ci permette di vedere la Bellezza di qualsiasi persona o situazione al di là dell'apparenza e della nostra visione personale.
Il giudizio crea un blocco energetico che ci chiude alle possibilità infinite intorno a noi. 
Il giudizio è una porta che si chiude.
Foto dell'autrice


Ora che è tempo di relax in spiaggia, tra le file di sdraio fioriranno come al solito riviste di gossip quale unico triste intrattenimento di tante donne - e non solo. 
Invece di alzare gli occhi alla Bellezza circostante, si preferisce rovistare curiose e ossessive nelle vite altrui, andare a cercare lo scandalo - o presunto tale.
A cosa vi serve?

Buttate via quelle inutili pubblicazioni. 
Alzate gli occhi verso il bello del creato, usate l'immaginazione positiva, fate cose costruttive e non giudicate.
Vivete, invece di ficcarvi nelle vite altrui.
Aprite il cuore alla Bellezza. 

martedì 22 luglio 2014

Zombie Nation

Gli zombie non sono mai stati di moda come in questi ultimi anni. Sono stati fatti telefilm, sul web impazzano i trucchi di Halloween più suggestivi per entrare nella parte e goliardici armamentari in caso di invasione di zombie. Esistono persino poster da usare come bersaglio per carabine che ritraggono i suddetti, sia stilizzati che molto realistici.

Nella tradizione popolare gli zombie sono morti che camminano e si nutrono di altri umani, prediligendo il cervello. Chi viene morsicato da uno zombie diventa tale a sua volta.


Foto dell'autrice
Questa metafora è così evidente che non può passare inosservata.
In realtà, chiunque non sia sveglio (nel senso di risvegliato alla consapevolezza), è in qualche modo paragonabile a uno zombie che si muove e agisce nello spazio pensando che basti questo per  essere davvero sveglio. 
Non è un caso che questo si nutra di cervello, poiché è la mente in esso contenuta che ci fa comportare da zombie, creando un filtro tra l'illusione della separazione dall'Uno, cioè l'individualismo, e l'unità, cioè l'identificazione con l'Anima e con il Divino.

Il controllo mentale della masse tramite i mass media si può in un certo senso definire una Zombie Nation. 
L'oligarchia del Pianeta ha tutto da guadagnare nel tenere le persone schiave inconsapevoli di un sistema basato sull'illusione di una salvezza dal nulla interiore, basata sul desiderio ossessivo di possesso di beni materiali.

La paura è la principale catena che tiene a bada gli schiavi. Paura
Foto dal web, rielaborata dall'autrice
della crisi economica, paura dell'invasione, paura del futuro, paura di non essere all'altezza delle aspettative di un mondo sempre più "guardone" tramite i social network.


Bisognerebbe fermarsi un momento a riflettere che cosa ci incatena ancora alla nostra prigione interiore. In quale delle menzogne globali circolanti continuiamo a credere, per cui ancora non abbiamo spiccato il volo?
Insomma, quanto siamo ancora zombie?

giovedì 17 luglio 2014

Ma quale "conforto spirituale"?!

Mi è capitato spesso di sentirmi dire da scettici che la mia propensione verso la spiritualità fosse un mero bisogno di conforto spirituale, come se esso significasse soltanto colmare una mancanza con un'illusione.
Mi sono anche sentita spesso chiedere come facessi a credere a teorie campate in aria da guru che cercano discepoli per le loro sette. Cito letteralmente.
Autoritratto dell'autrice

Infatti, la cosa più errata è credere. Anzi è errato tanto credere quanto non credere, poiché sono entrambi frutto di elucubrazioni mentali, più o meno razionali. 

Le verità spirituali per prima cosa bisogna sentirle vere dentro, e poi, avere voglia, coraggio e determinazione di sperimentarle di persona. 
Non ha senso credere o non credere in Dio. Ma puoi sentirlo. E questa è un'esperienza che non si può raccontare né cercare di spiegare a livello intellettuale. 
Ma c'è un momento in cui puoi sperimentare, sentire, e quindi avere la certezza che la Legge di Attrazione, la Legge dello Specchio, quella dell'Ottava, eccetera, esistono e funzionano.


Foto dell'autrice 
Inoltre, la via del guerriero di pace o di luce, o monaco guerriero, o chiamatela come volete, non spinge le persone verso una promessa di salvezza astratta, tipo su un altro pianeta, o in un futuro lontano post-apocalittico. 
La pratica nel Qui e Ora è la salvezza dal tuo dolore emozionale. Punto. O la metti in pratica o non puoi dire che non ci credi. O che ci credi ma ti basta così, di saperlo in astratto.
Non c'è nulla di più pratico e concreto di questa Via.

Eppure, molte persone, specie chi si definisce ateo o agnostico, credono che non possa esistere una spiritualità che non si identifica con una religione istituzionale e dogmatica, o peggio con una setta. E non credono neppure che spiritualità sia anche e soprattutto osservazione continua della realtà. Per loro spiritualità e religione devono per forza far rima con misticismo da baraccone.
Purtroppo, non si può convincere qualcuno ad avvicinarsi a una via come questa se non la si sente dentro come chiamata impellente.
Nonostante il mio rammarico, so bene che solo chi è pronto la strada la trova da solo. 

Inoltre, sono perfettamente cosciente che se nulla esiste fuori di me, evidentemente le critiche degli scettici me le creo da sola. Forse sono frutto di quella parte mentale che ancora vorrebbe resistere agli assalti devastanti delle verità sperimentate. E infatti, l'unico modo per fugare ogni dubbio è continuare a sentire, e a sperimentare.


mercoledì 16 luglio 2014

Sicuri del proprio valore

Quando si è sicuri del proprio valore non si hanno problemi ad affermare i propri principi, ma soprattutto, lo si vede dal rapporto con il denaro.

Una persona che non sa di valere, troverà difficile se non impossibile chiedere, per esempio, corrispettivi in denaro per delle prestazioni. Troverà difficile far valere i propri diritti, quando ad esempio si ritrova in mano il resto mal contato, e non avrà la forza di farlo notare al negoziante che ha commesso l'errore.

Se senti di non meritarlo, non puoi avere un rapporto sereno col denaro.
Foto dell'autrice

Prima di dare colpa alla crisi economica, dovremmo - come sempre - guardarci dentro e scoprire quale scusa si nasconde sotto di essa. Siamo davvero convinti di essere al verde per colpa della crisi o saremmo stati così anche in pieno boom economico?

Non c'è tanto da indagare. Ci si sente poveri perché si è convinti di non valere, di non avere potere nel mondo. 
Recuperando il senso del proprio valore e del proprio potere personale - e di conseguenza nel mondo - anche le nostre finanze sono destinate a crescere naturalmente.

Quindi, invece di lamentarti della crisi e della disoccupazione, riscopri il tuo valore intrinseco. Tutto il resto verrà da sé.

venerdì 11 luglio 2014

"Aspettare sotto il pero"

A volte, soprattutto in questo periodo di crisi economica, in cui è diventato più difficile trovare lavoro, le persone disoccupate si sentono dire che non bisogna aspettare sotto il pero che il lavoro ideale ci cada dall'alto come, appunto, una pera matura.
Il senso comune dice che per trovare lavoro bisogna darsi da fare.
E' vero, ma come cerchiamo lavoro?

Se lo cerchiamo mossi dalla paura della penuria, di contrarre debiti, di non riuscire a mantenere la famiglia, ecc., quindi in base a una reazione, l'energia che attrarrà il lavoro - o non lo attrarrà affatto - sarà un'energia di paura.

Foto dell'autrice
In genere, chi si affanna a trovare il primo lavoro che capita per paura di restare senza soldi, trova qualcosa che lo scontenta, vuoi per il basso stipendio, o per gli orari massacranti, o magari perché vi è un clima vessatorio. 
Il sentirsi schiavi è, certo, comunque una nostra percezione, ma se prima non guariamo quella parte di noi che si sente schiavo o vittima, e per di più povero, di certo sarà alquanto improbabile attrarre un lavoro soddisfacente sotto tutti i punti di vista.

Bisognerebbe guarire prima ciò che ci fa vivere un sentimento di paura e di povertà. Solo allora saremo pronti per un lavoro che fa davvero per noi, cioè che coincide con le nostre aspirazioni.

Mi si obietterà che non tutti possono permettersi il lusso di stare lì a fare il lavoro su di sé restando disoccupati finché non arriva l'impiego che abbiamo sempre desiderato.
Infatti, penso che la chiave sia non accontentarsi. 
Se per tirare avanti è necessario fare un lavoro che per noi non è il massimo, l'importante è non rassegnarsi a pensare che tanto la vita è dura e che quello è il massimo che possiamo ottenere.

Se nella vita vogliamo vivere davvero secondo dei principi di non schiavitù, possiamo continuare a fare il lavoro su di sé per sciogliere quei blocchi che ci impediscono di vivere come vorremmo, per esempio dei nostri talenti, e accettare che per il momento l'impiego non è il massimo per noi, ma è un trampolino di lancio, non il capolinea definitivo. 

La differenza sostanziale sta tra il non accontentarsi ma accettare la situazione per ciò che è, di modo da trasmutare ogni negatività residua riguardo ad essa, e il rassegnarsi a una vita da schiavi e senza scopo.

giovedì 10 luglio 2014

Sentire l'amore

Se solo gli esseri umani si prendessero qualche secondo, diverse volte al giorno, per sentire l'amore…
Ogni senso di abbandono, di tristezza, di inutilità, di ansia, ogni conflitto interiore ed esteriore scomparirebbero.

Probabilmente non servirebbe altro. Prendersi qualche secondo, chiudendo gli occhi, per sentire che l'amore è dentro e fuori di noi, che è dappertutto, che l'intero Universo ne è imbevuto. La vita è amore.
Foto dell'autrice

L'amore è quel frullo di gioia, di benessere che arriva quando chiudiamo gli occhi e stiamo in ascolto, quella serenità silenziosa che ci appaga.
Magari per qualcuno è più facile percepirlo sotto un albero, in campagna, o nel silenzio dei monti, o in riva al mare. Qualcuno abbracciando chi ama, o accarezzando un animale. Qualcuna altro in un luogo sacro, nella penombra di una chiesa.

Ma quel benessere che proviamo c'è sempre. Possiamo imparare a recuperarlo ogni volta che ne sentiamo il bisogno.
Possiamo tornare al senso di amore per non uscire da noi stessi, per non farci agganciare dall'angoscia, dall'ansia, da tutto ciò che ci distoglie dalla fonte di gioia che è la Vita, quella vera.

E' una cosa così semplice, quasi banale, sentire l'amore.
Dovrebbe diventare un esercizio quotidiano.
Quando senti l'amore vibrare dentro di te, sai di essere al sicuro. Sai che la Pace, quella vera, esiste. Ed è dentro di te.

mercoledì 9 luglio 2014

Con gli occhi di un bambino

Molto spesso ci si chiede come fare a mantenere l'attenzione e la Presenza sulle azioni che compiamo. Anche se ci mettiamo l'impegno è facile distrarsi e penso che la pratica costante e la buona volontà siano i migliori metodi per avere risultati nel tempo.

Ho trovato che se cerchiamo di vedere le cose a traverso gli occhi del bambino che sperimenta tutto diventa più facile. E' un gioco utile. Il bambino che prende in mano una forchetta e per la prima volta riesce a raccogliere il cibo nel piatto la vedrà come un'impresa eroica, sarà affascinato dalle sue stesse mani, dalle dita piegate sullo strumento, ci metterà impegno perché il braccio e la spalla siano coordinati al punto giusto da far arrivare il cibo alla bocca senza spiaccicarlo sulla guancia.

Foto dell'autrice
Ovviamente, da adulti non ci facciamo più caso perché è un gesto così quotidiano da sembrarci banale. Eppure, la Presenza sta nell'essere in ogni muscolo, in ogni gesto. Sta nel porre attenzione alla masticazione e al sapore del cibo. Nel gustarlo davvero.
Se cominciassimo a comportarci come se ogni gesto fosse compiuto per la prima volta, riscopriremmo la meraviglia e lo stupore per la Bellezza. Un'anima che si incarna in un corpo ed è cosciente tutto il tempo di quanto tutto questo sia un miracolo è un'anima consapevole di essere anima.

Ogni compito quotidiano, dal lavarsi, al pulire casa, al guidare, lo deleghiamo al nostro corpo fisico perché non ci interessa più sperimentare quello stupore. Eppure, è proprio quello che tiene vigile la mente sul corpo e non permette ad essa di divagare togliendoci energia, e facendoci arrivare a sera sfiniti.

Perché non continuare a provare meraviglia per questo bellissimo mezzo fisico che ci è stato dato in prestito per portare in giro nel mondo la nostra anima immortale? Perché non tornare a vedere la vita attraverso occhi da bambino?


lunedì 7 luglio 2014

Uscire dalla Comfort Zone

Quanto siamo influenzati dalla nostra Comfort Zone?
Per chi non lo sapesse, la Comfort Zone è quella sensazione di sicurezza derivata dal fare cose conosciute, restando al riparo da possibili rischi.

Ogni volta che c'è qualcosa che ci fa ritrarre spaventati, dicendo Non ne ho voglia; Non me la sento; Non fa per me; Non conosco nessuno, quello è il campanello di allarme che ci sta dicendo che abbiamo paura, stiamo esercitando una forma di resistenza.


Foto dell'autrice
Quando ciò accade, va osservato. Cercando di comprendere da dove viene, quale paura nasconde. Ma anche se non lo comprendiamo, è sufficiente osservare che stiamo scappando da qualcosa. 
Ci stiamo rifugiando nella nostra Comfort Zone per non incappare in pericoli per il nostro Ego.

Osservando i nostri no a qualcosa possiamo anche capire se davvero nascono da una paura o dalla semplice constatazione che quella cosa non ci interessa davvero perché non aggiunge nulla al nostro piano di volo.

Ma il 95% della volte in cui ci sentiamo ritrarre davanti a qualcosa di certo c'è un Ego o un bambino spaventato (che in fondo sono la stessa cosa) che emerge da dentro di noi e fa resistenza.

L'effetto collaterale tipico dell'essersi ritratti nella propria Comfort Zone è - dopo un momento di senso di sollievo per aver scampato il "pericolo" di sperimentare qualcosa di nuovo e sconosciuto - l'amarezza per non aver avuto il coraggio di buttarsi, di uscire fuori dalla bambagia della propria tana. E' come aver perso un'occasione per vivere davvero.
C'è sempre quel senso di disagio, di insoddisfazione, che emerge. Un giudizio su noi stessi: ci sentiamo un po' codardi.

Ma, per una volta, quel giudizio può essere una sfida che lanciamo al nostro bambino interiore spaventato per farsi coraggio.
Per fargli prendere al volo occasioni che magari non torneranno mai più.


Foto dell'autrice
Invece di continuare a giustificarci sul perché era meglio non fare quella cosa per tenere a bada la frustrazione che nasce dall'incapacità di uscire dal nostro guscio, dovremmo capire subito che è tutta mente.
E' la nostra razionalità che ci sta mentendo per tenerci al sicuro.

Ma al sicuro da cosa?
La nostra mente lavora contro di noi, contro il nostro vero Sé perché non vuole realizzarlo. Contro il nostro desiderio di essere ciò che siamo: naturalmente felici.

Quello è il momento in cui deve emergere il guerriero che dice al nemico-mente: Non mi fai paura
Tu mi stai dicendo che questa cosa non è per me, che sarò solo, non mi divertirò, ma non ti credo.
IO NON TI CREDO.

venerdì 4 luglio 2014

La coppia nuova

Come dicono i Maestri contemporanei, non è più tempo di coppie vecchio stampo, di persone che stanno insieme per abitudine, per paura della solitudine, per convezione o interesse, per sostenersi a vicenda.

La coppia fatta di due elementi che non sanno stare in piedi da soli ma si appoggiano l'un l'altro è destinata a crollare, prima o poi, rovinosamente. L'esempio più comune è quello degli anziani insieme da cinquant'anni, che quando muore uno dei due l'altro lo segue a ruota, incapace di stare senza il proprio partner.
Nella letteratura e nel cinema questa cosa viene considerata romantica, in realtà è solo drammatica, senza nessun romanticismo. E' indice della dipendenza più totale da una persona esterna.

Per parafrasare Kahlil Gibran, la coppia dovrebbe essere come le colonne dei templi: non troppo vicine ma nemmeno troppo distanziate, o l'intera struttura crollerebbe. Devono stare allineate e alla giusta distanza.

Una coppia fatta di mezzo e mezzo - cioè di chi si sente incompleto - non fa uno, ma rimane mezzo e mezzo. 
La coppia fatta di uno e uno fa uno. E' un paradosso.
Nel senso che chi sa stare bene con se stesso anche da solo, chi non dipende dall'altro, può sentirsi parte di un'unità ma senza dipendenza.
E' un'unità per scelta e NON per bisogno.


Foto dell'autrice
Ma non è solo una questione di indipendenza e rispetto degli spazi reciproci.
La coppia del futuro deve avere aspirazioni e obiettivi in comune che non siano solo gusti musicali e hobbies in comune. Non è più sufficiente.

Per chi crede profondamente nella necessità di un cambiamento radicale nel mondo, attraverso la Consapevolezza e il Risveglio collettivo della coscienza, non può più accontentarsi di avere alcune cose in comune con il proprio partner.
Bisogna avere un obiettivo in grande e insieme perseguirlo, mano nella mano. Lavorare insieme per esso, dare ognuno il proprio contributo attivo.

Ma non bisogna cadere nell'errore di forzare qualcuno che non vi crede a perseguirlo solo perché ci crediamo noi.
Non è facile trovare qualcuno che voglia avanzare con noi verso un mondo nuovo, ma credo che più restiamo fissi sul nostro centro gravitazionale interiore e più probabilità avremo di crearlo nella nostra realtà.

Però, non ci è dato sapere fino in fondo i piani dell'Universo. Magari a qualcuno di noi sta il compito di perseguire il proprio obiettivo da solo. 


giovedì 3 luglio 2014

Se non sai di avere un'anima

Una cosa di cui non ha mai dubitato fin da bambina, nemmeno nei periodi più bui del turbamento adolescenziale, è di avere un'anima.

Può sembrare ovvio, ma ho scoperto che non lo è. Recentemente mi è capitato, nel corso di conversazioni con amici e conoscenti, che non è poi così scontato che tutti gli esseri umani sentano di averne una.
Adulti intelligenti, magari pure piuttosto colti, riconducono i propri talenti, le aspirazioni, i moti di commozione davanti alla Bellezza un mero frutto delle proprie cellule.
Come su un essere vivente potesse davvero essere solo un ammasso di cellule che cammina, parla e pensa senza contenere un legante che fa la differenza tra la vita e la morte.

Per legante intendo ciò che con la morte fisica smette di essere nel corpo, per cui lo stesso corpo fisico comincia a decomporsi.
Cosa fa battere il cuore già nell'utero materno? Gli scettici dicono che sono gli impulsi elettrici del cervello. Bene, è verissimo. Ma da dove nascono quegli impulsi che noi chiamiamo per estensione vita?

Autoritratto dell'autrice
Se non sai di avere un'anima sei completamente perso in questo mondo. Perché non hai punti di riferimento, non hai un centro. Non hai una casa
Nessuna casa materiale né altra cosa sulla Terra può a farti sentire a casa e da lì vengono tutti i turbamenti della vita.
La disperazione del non sapere cosa siamo e perché siamo stati gettati nel mondo.
In realtà lo abbiamo scelto ma non lo ricordiamo.

Se non sai di avere un'anima su cosa fai affidamento?
Per forza che gli esseri umani sono terrorizzati dalla morte e fanno di tutto per campare cent'anni, vivono con l'ansia di non essere riconosciuti dal resto del mondo, di non essere importanti. Per questo ucciderebbero per un secondo di celebrità.
Se non sai di avere un'anima temi la morte perché per te rappresenta la fine di tutto.

I pessimisti vedono nella vita un susseguirsi di azioni per mera sopravvivenza fisica di una corpo destinato allo sfacelo, in un mondo senza senso e senza giustizia.
Chi ha fede, vede la Bellezza. Perché sa di avere un'anima e di non essere solo un essere vivente a scadenza limitata.

Autoritratto dell'autrice
Credo che esista, nelle persone di fede, una vaga memoria di ciò che c'è dall'altra parte. Prima e dopo la vita sulla Terra. 
Quella che gli atei chiamano illusione dell'aldilà nel vano tentativo di avere conforto spirituale in un mondo senza Dio, in realtà è una vera e propria certezza di aver vissuto anche prima di emettere il primo vagito in questa vita.
L'immortalità della nostra anima la senti o non la senti.
Dipende da quanto ancora devi vivere nella materia prima di ricordare che non sei solo materia.

Nel frattempo, sarebbe bello se chi non si è mai posto la domanda se ha o no un'anima cominciasse a cercarla dentro di sé.
Ricontattandola. 

Quando senti di avere un'anima, sai di essere al sicuro. Hai un posto dove andare. Qualsiasi cosa succeda, hai il tuo Centro.

martedì 1 luglio 2014

Senso della missione e incomprensione

In questi giorni sto leggendo alcuni libri su Giovanna D'Arco perché affascinata dalla sua figura controversa. 
Il piglio guerriero che va a braccetto col misticismo è qualcosa che mi risuona profondamente dentro.

La cosa che più mi avvicina a questa guerriera arsa sul rogo e poi dichiarata santa cinquecento anni dopo è l'inesplicabile senso della missione impellente.
Tanti psichiatri hanno cercato di esplorare razionalmente a livello clinico le supposte visioni della Pulzella, ma se lo hanno fatto è perché non hanno mai avuto esperienze simili - anche solo vagamente.


Foto dell'autrice
Pare un paradosso che una ragazza così profondamente mistica sia entrata in conflitto con la Chiesa, ma non lo è. La Chiesa adora i martiri, ma in pratica tutto ciò che si discosta dal canonico viene guardato con sospetto. Se da un lato questo può essere un mero atto di prudenza, dall'altro ha fatto prendere agli ecclesiastici centinaia di decisioni estreme e profondamente ingiuste, lungo i secoli.

Non si può e non si dovrebbe indagare il perché delle visioni mistiche né la loro sostanza, ma sono convinta che nulla sia mai per caso. Secondo il pensiero degli sciamani siberiani, esistono vari tipi di anime incarnate, ognuno con un ruolo ben preciso da svolgere sulla Terra. Ce ne sarebbero sette tipi: i guerrieri, i messaggeri, i maghi, i maestri, i protettori, i guaritori e gli esecutori.

Non so se sia possibile incarnarne due alla volta, ma Giovanna pare appartenere ai primi due tipi.

Chi non comprende il senso della missione spesso dà un frettoloso giudizio sulle persone che si sentono muovere da una spinta interiore che non possono e non vogliono ignorare, e finisce per definirli degli esaltati o psicolabili.

Ma come spiegare l'inesplicabile? Tentare di spiegare a parole riduce qualcosa di grandioso, incommensurabile, qualcosa che parla di un allineamento con la Fonte, alla banalità di un linguaggio che è troppo limitato per spiegare l'infinito e il Divino.

Chiunque pretenda di farsi dare spiegazione sul senso della missione deve farsene una ragione. Non è possibile se non con la profonda empatia. Solo chi lo ha provato sa di cosa si sta parlando. 

E' come provare a descrivere un orgasmo. Si può parlare dei sintomi fisici, della momentanea pausa della mente, dello sbancamento dei pensieri, della luce che si vede abbagliarci per qualche istante, ma in realtà nessuno è mai riuscito a definire davvero bene ciò che si prova, nemmeno i più grandi scrittori.
Perché è soggettivo, perché è qualcosa che supera i confini limitati del corpo e dei pensieri. 
E' una forma di unione con il Divino, secondo il Tantra, e io ne sono profondamente convinta. Ma ci sarà sempre qualcuno che non ci crede perché lo vive in modo diverso o non l'ha mai provato affatto. Non puoi spiegare davvero un orgasmo a qualcuno che non l'ha mai avuto.

Tornando a Giovanna D'Arco, la bellezza della sua figura sta nella
Foto dell'autrice
chiarezza della propria missione fin dall'inizio, le sue voci le dicono che deve allontanarsi da casa per intervenire nelle questioni di Stato. Il profondo misticismo si affianca a un'ossessione per la guerra che vista da un piano orizzontale può sembrare in conflitto profondo con la Fede cristiana. 

In senso verticale, però, la sua lotta per ciò che ritiene fondamentale - far sì che Carlo VII venga incoronato re e la Francia riunita sotto la stessa bandiera ponendo fine alle lotte intestine per il potere e alla Guerra dei Cent'anni - non è che uno specchio superficiale del senso di lotta interiore che una guerriera vive dentro di sé. 
La lotta contro la separazione tra l'anima e la personalità, tra il mondo spirituale e quello materiale, tra la paura e il coraggio, tra la pulsione di morte e l'amore per la vita, tra odio e amore incondizionato.