lunedì 31 marzo 2014

La caduta come trampolino di lancio

Vivendo in una società malata di arrivismo e competitività ossessiva, che divide il mondo in vincenti e perdenti, che giudica le persone in base ai successi materiali, la caduta è considerata un'onta.

Fin da bambini siamo inconsciamente condizionati a temere il fallimento, al punto che una semplice bocciatura a scuola o un licenziamento paiono qualcosa di insostenibile, un dramma senza soluzione, e qualche persona arriva addirittura ad uccidersi. 
Perché non vede la risorsa intrinseca nella caduta.
Foto dell'autrice

C'è un vecchio detto molto saggio che tutti conosciamo e recita: 
Quando tocchi il fondo, puoi soltanto risalire.
Sembra scontato, eppure, se c'è chi si sente finito quando si trova disteso a terra è perché quella lezione non l'ha ancora metabolizzata.

Se ci immaginiamo tuffarci in una piscina, possiamo visualizzare come arrivando sul fondo, dando un colpo di piede, ecco che abbiamo la spinta necessaria a riemergere.

Alla fine, se non avessimo toccato il fondo, avremmo faticato di più a riemergere, perché avremmo dovuto muovere di più le braccia e le gambe.

E' un po' come tirare con la fionda: più indietro spingi e più vai lontano e velocemente.

E soprattutto, più fardelli ti togli di dosso, più sei leggero e arriverai con facilità in superficie.

La caduta è un'opportunità.
Non è un fallimento, ma un trampolino di lancio.
Foto dell'autrice


Se sai cosa è andato storto, sai anche come trovare la soluzione.
Se comprendi che sei tu ad averlo creato, lo puoi sciogliere.
Non puoi vincere fuori se prima non hai guardato cosa c'è dentro di te. 
Anche in questo è importante toccare il fondo.
Finché non tocchi il fondo della sofferenza non hai la spinta necessaria a scrollartela di dosso.

venerdì 28 marzo 2014

Forza e Volontà

Non esiste Forza interiore che non sia supportata dalla Volontà.

I nostri corpi (mentale, fisico, emotivo) devono essere gestiti e ci vuole applicazione, determinazione e perseveranza per imparare a tenerli a bada. 
Senza la Volontà non riusciremmo a portare avanti il nostro intento.

Foto dell'autrice
Un giorno ci esaltiamo e ci impegniamo a tenere a bada i nostri corpi facendo i dovuti esercizi, e il giorno dopo ce ne staremmo al calduccio nel letto a dormicchiare perché fuori piove, decidendo che se piove allora la via del guerriero quel giorno è sospesa e si fa vacanza… 

Meglio non mentire a sé stessi e ammettere che non c'è cosa più difficile dell'esercitare la Volontà.
Quando si fa fatica, quando si ricade nei vecchi schemi di sofferenza, quando ci sentiamo stanchi di aver ottenuto solo piccoli risultati nonostante tutto lo sforzo, è la Volontà che deve tenerci saldi sulle nostre gambe lungo la Via.

Non importa quanto abbiamo già tirato via di vecchi gioghi e catene, non importa se ce ne sono ancora un migliaio da sciogliere, la Forza interiore si sviluppa e si mantiene solo così. Con la Volontà.

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Tradizionalmente, nei Tarocchi la Forza è rappresentata con una fanciulla che con il volto impassibile tiene aperte senza sforzo le fauci di un leone.
Si vuole simboleggiare la Forza d'animo, la centratura, le fermezza.
Ma quanta Volontà ci è voluta per arrivare ad aprire senza sforzo le fauci del leone?
Sembra un paradosso e forse lo è.
Quanto sforzo devo metterci per arrivare al punto di non dovermi più sforzare?
Tanto.
Forse una vita intera.
Ma ne sarà valsa la pena.

giovedì 27 marzo 2014

Niente da aggiustare

Qualche settimana fa, mentre pensavo al lavoro su di me, a ciò che  ero riuscita ad ottenere, e anche a ciò su cui ancora c'è da lavorare, ho avuto un'intuizione.
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Quando sentiamo i Maestri dire che in realtà tutto è come deve essere, e noi siamo perfetti così, che non c'è nulla da aggiustare, poiché nulla di imperfetto o difettoso può essere creato dal Divino, ci sorge il dubbio: allora a che serve il lavoro su di sé, visto che non c'è nulla di sbagliato in noi? Perché allora non lasciare tutto com'è?

L'intuizione è stata un esempio che è emerso nella mia mente:
una madre davvero amorevole e responsabile, quando vede il proprio bambino di due anni giocare con dei cocci di bottiglia o dei chiodi arrugginiti, che fa?
Toglie gli oggetti pericolosi dalle mani del piccolo, gli dice che non si fa, magari tenta di spiegargli che è pericoloso, che potrebbe ferirsi.
Ma mai e poi mai direbbe a se stessa: che razza di bambino sbagliato mi è nato? E' un disastro, ne combina una più del Diavolo! 

Un bambino di due anni è quello che è: un bambino di due anni. 
Noi siamo ciò che siamo. Anime che stanno imparando a gestire
Foto dell'autrice
dei corpi - fisico, emotivo e mentale - e che spesso hanno delle difficoltà. 

Facciamo errori di valutazione confusi dalla mente che non ci lascia in pace un attimo, come i bambini cadiamo e dobbiamo imparare a rialzarci. Ma se non facessimo errori, se non cadessimo, se non creassimo sofferenza, non potremmo capire che stiamo giocando con un chiodo arrugginito, che ci stiamo facendo del male da soli perché inconsapevoli. 

Quindi, l'osservazione, il lavoro su di sé, servono a eliminare i pericoli che ci tengono lontani del nostro vero Sé.
La madre amorevole è il lavoro su di sé
Se ami te stesso come ameresti tuo figlio di due anni comprendi che il lavoro su di te è la cosa migliore che puoi fare, ma non c'è nulla di sbagliato nel tuo essere come sei, non c'è proprio nulla di difettoso da aggiustare.


mercoledì 26 marzo 2014

Non c'è nulla di incompatibile!

Spesso le persone hanno nei confronti di chi fa un lavoro spirituale una visione del tipo: un individuo silenzioso che passa la vita a fare yoga, beve solo tè verde, ascolta solo musica indù, indossa abiti in stile orientale e porta al collo japa mala (i rosari buddisti), ha una casa arredata in stile tibetano, parla a bassa voce e profuma d'incenso.


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In realtà, non c'è nulla di davvero incompatibile con la spiritualità, perché ogni cosa è sacra. Tutto ciò che esiste ha una sua sacralità intrinseca, per il solo fatto di esistere. 
Gli aborigeni australiani lo sanno da trentamila anni e noi invece lo abbiamo dimenticato.

Se sei consapevole di essere un'anima incarnata in un corpo per fare un'esperienza terrestre, allora puoi ascoltare gli Iron Maiden, andare in moto, bere birra, ruttare forte, sparare con una carabina al poligono, indossare il chiodo e gli anfibi, andare a vedere un film d'azione pieno di esplosioni e di violenza, perché non c'è nulla di sbagliato. Non c'è nulla di non sacro. Non esiste qualcosa di non abbastanza spirituale.

Tutto dipende dalla consapevolezza con cui lo fai. 

Se prendiamo atto del fatto cha abbiamo molte sfaccettature, ed è
Foto dell'autrice
così che deve essere, se ci innamoriamo delle nostre cosiddette imperfezioni - che in realtà non lo sono perché non c'è nulla di creato che non sia perfetto -  se comprendiamo che noi abbiamo dentro di noi una scintilla divina, come potrebbe essere non spirituale ascoltare un gruppo metal e andare alla festa della birra con gli amici? 


Come dicono i Maestri, se hai la consapevolezza di essere un Sé dentro un corpo fisico, puoi far sì che ogni tuo gesto sia una preghiera. 
Puoi fare davvero qualsiasi cosa, ed essa sarà carica di sacralità.






martedì 25 marzo 2014

Lettura verticale dell'avversario

Anni fa, leggendo Misery di Stephen King, a un certo punto della lettura, verso la fine, sono rimasta colpita da un particolare.

Nel libro uno scrittore osannato da una fan squilibrata viene da questa salvato da un incidente e poi segregato e seviziato poiché aveva osato - secondo la mente malata della donna - far morire la protagonista dei suoi romanzi. Misery, appunto.

L'autore riesce egregiamente a raccontare gli squilibri mentali della donna, la sua sofferenza psichica, le sue contraddizioni, le ossessioni. Il protagonista la osserva, la tiene d'occhio, cercando di comprendere i suoi meccanismi mentali distorti, sempre all'erta, impara a prevedere i suoi stati d'animo e le sue mosse, in una gara a chi è più furbo dell'altro.

Come ho accennato all'inizio, a un tratto succede un piccolo miracolo: il protagonista la vede. Vede la profonda sofferenza della follia nella donna, e ne ha compassione.


Aggiungi didascalia
Questo gli permette di agire in maniera lucida, fino alla fine - anche se con ricadute di odio nei suoi confronti; ma d'altronde, non ha mai seguito corsi di Risveglio!

Questo è ciò che fa un vero guerriero di luce. Vede l'altro, non come nemico ma come avversario, perché riesce a sentire i suoi stati d'animo, riesce a comprendere cosa pensa, si mette quasi nei suoi panni. 
Ma questo non gli impedisce di lottare per la sua libertà, anzi, gli dà più forza.
Ha la forza della consapevolezza dalla propria parte. Ha la determinazione lucida a restare vivo. 
La paura, il panico, la disperazione non possono avere il sopravvento.

Anche se il protagonista non arriva ad amare il proprio nemico come insegna Cristo nei Vangeli, lo vede.
Vede la fragilità della sua carceriera, la sua umanità. Non è un drago invincibile.
E' semplicemente una persona sofferente di turbe psichiche gravi, quasi una bambina capricciosa, in certi momenti.

Alla fine non è l'odio a far vincere il protagonista sull'avversario.
E' la capacità di vederlo in maniera lucida, di leggerlo.
E di mantenere la calma.
Questa è quella che si chiama lettura verticale di un evento, e Stephen King ci riesce piuttosto bene.
Cioè trascendere la dualità dell'Io contro Te.

lunedì 24 marzo 2014

Il rilascio perfetto come metafora

Come ho già accennato in un precedente articolo sulla Presenza nel tiro con l'arco, il rilascio è fondamentale per mandare la freccia a segno in modo pulito, senza rallentamenti e sbandamenti.

E' difficile imparare a non strattonare la corda quando si lascia andare, e la tecnica perfetta consiste nel far sì che la corda a un certo punto con la sua tensione e con la morbidezza delle dita tenute in parallelo scivoli via quando è il momento giusto. In teoria, non siamo noi a scegliere di lasciar andare, ma accade al momento giusto. Lo si sente. 


Ritratto dell'autrice by G.T.
E' una metafora che si può applicare anche nella vita: non si possono forzare i tempi. Non si può decidere di essere pronti quando alcuni indizi ci dicono il contrario. Non si può far accadere  forzatamente ciò che desideriamo. 
Non accadrà, o sarà una cosa debole, che finirà subito. O scopriremo di non essere ancora davvero maturi per fare bene quella determinata cosa.

Abbiamo lanciato la freccia con l'ansia di fare punti sul bersaglio e la freccia non è andata al centro, solo di lato. O peggio, completamente fuori dal paglione…
Insomma, non ci siamo presi tempo per fare un gesto perfetto nel modo più naturale. 
Allineati con il nostro centro interiore.

Provando il compound, cioè l'arco composto americano, mi sono resa conto che la teoria del rilascio perfetto applicato alla vita pareva non funzionare con esso, perché non si tira la corda con le dita, ma con uno sgancio meccanico.
E allora?, mi sono chiesta. 

Un giorno ho capito che in realtà non è davvero l'opposto.
Lo sgancio meccanico non è poi così incompatibile con la teoria del rilascio perfetto perché quando ci allineiamo, quando siamo un tutt'uno con la volontà e con la Presenza del corpo, ecco che è naturale che lo sgancio avvenga al momento giusto, anche se in questo caso dobbiamo comandare al dito di premere sul grilletto dello sgancio.

Forse dall'esterno può essere difficile da comprendere, me ne
Foto dell'autrice (con arco nudo)
rendo conto. 

Ma arriva un momento in cui nel silenzio della Presenza del corpo sul gesto, della concentrazione delle mente sul bersaglio, con l'occhio che fissa il mirino puntato sul centro perfetto, si emette un ultima inspirazione, il torace si allarga e le scapole si avvicinano… Ed è quello in momento giusto per lasciare andare la corda.
Che sia con le dita che scivolano via o con un aggeggio di acciaio con un grilletto, quello è il momento.

Allineandoti - cioè allineando Volontà dell'Anima, Presenza e Azione - sai esattamente quando è il momento di lanciarti verso il tuo obiettivo. Lo senti. Lo sai.

giovedì 20 marzo 2014

Dal dolore passato si guarisce ADESSO

Sto notando con piacere che sempre più psicologi comprendono l'importanza di guarire i propri pazienti dal dolore del passato lavorando sulle sensazioni che ancora emergono nel presente.

Eckhart Tolle è molto chiaro a riguardo: siccome il passato non esiste più se non nella nostra mente, tutto il dolore nato nel passato non si può andare ad attingere in un non-luogo.
L'unico modo per scioglierlo è riconoscerlo ADESSO, starci dentro, osservarlo, prenderne coscienza e comprendere finalmente che è un'illusione. 
Il corpo vive solo nel presente e nessun passato può più nuocerci.

Foto dell'autrice
Fino a poco tempo fa l'unica terapia che pareva possibile per risolvere i blocchi era quella razionale, che ci chiedeva di tornare alla fonte del dolore per cancellarlo prendendo atto che era nel passato, quindi non esisteva più.

Ma proprio perché non esiste più, spesso succede in queste terapie lunghe, estenuanti e costose, che il paziente razionalizzi il tutto senza riuscire a prendere davvero contatto con l'emozione che da quell'episodio è scaturita per rimanere impressa nel nostro corpo fisico ed emotivo, creandoci problemi ancora oggi.
Il rischio della terapia razionale sta proprio nella parola stessa: è razionale, agisce sul mentale.

Se hai il terrore dell'ascensore e il terapeuta ti porta nel passato che conservi nei tuoi ricordi, magari scopri che da bambino sei rimasto chiuso dentro e da lì è nata la fobia, ma non è detto che questa razionalizzazione sia utile per sciogliere la reazione emotiva che emerge alla vista di un ascensore.

Se invece impari a stare dentro quella paura osservando come la tua mente e il corpo reagiscono, come si muovono, cosa succede al respiro, al battito cardiaco, ecco che pian piano l'emozione si placherà, perché sarai stato nel presente ad osservare, senza agganciarti al mentale che corre direttamente al trauma passato.
Foto dell'autrice

Il corpo vive solo ed esclusivamente nel presente. Se stiamo con l'emozione senza agganciare la mente con le sue scuse, ecco che vediamo la paura placarsi, perché nel corpo non esiste paura che la mente non voglia!
E' la mente a temere una situazione, non il corpo.

Quindi, il dolore passato si può guarire solo ADESSO.

mercoledì 19 marzo 2014

Quando senti vero

Capita a volte, quando si ha a che fare con gente scettica e molto cerebrale, di non riuscire a spiegare in modo convincente perché una Verità spirituale sia tale.
Sembra, dall'esterno, che ci crediamo perché qualcuno ci ha convinti: "Figo questo Tolle, mi piace quel che dice, perché spacca!!!"
O peggio, perché siamo degli esaltati o dei poveri disperati in cerca di conforto spirituale, cioè di qualcosa a cui aggrapparsi.

In effetti, cosa ci fa sentire una Verità come qualcosa di vero, di assoluto?

A me è capitato spesso leggendo testi di Maestri spirituali di sentire che una Verità rivelata era tale perché, semplicemente, lo sapevo.
Foto dell'autrice 
Sentire che un certo concetto è vero è come quando qualcuno che ha fatto le elementari con te ti ricorda che c'era un compagno, lì nel primo banco che… E tu, a un tratto, ricordi perfettamente! Tutto si illumina e ti chiedi come fosse possibile fino a un secondo prima non ricordare nulla. Eppure, il ricordo c'era. Era solo sepolto in qualche recesso della tua mente.

Nel caso spirituale, quella Verità è solo sepolta in qualche recesso della nostra Anima. Non nella mente.

Per questo è così difficile spiegarla agli scettici. Perché non puoi accedervi con la mente. 
Se un'anima quella cosa non la sa già perché non l'ha imparata chissà quante vite fa, non puoi pretendere che senta vero ciò che per te è ovvio e lampante.
Dire che tutte le religioni contengono Verità ultime che in sostanza dicono TUTTE LA STESSA COSA non li convincerebbe comunque.

D'altra parte, perché convincere qualcuno di qualcosa?
Capisco che dire che una Verità è tale perché LO SO suona come un sentirsi superiore, un qualcosa da esaltati pronti per finire alla Neuro. Ma è così. 
So che una Verità è vera e universale perché lo sento.

martedì 18 marzo 2014

Non contare su nessuno

In questi giorni mi è capitato di nuovo sotto mano un libro di Anthony De Mello intitolato Istruzioni di volo per aquile e polli (PIEMME), e aprendolo a caso (il caso non esiste!!!), mi sono soffermata a pag.135:

"Cercate di capire come è affascinante stare senza un solo amico o consigliere su cui contare. Quando riconoscerete che gli altri sono incapaci di aiutarvi, allora scoprirete il Regno dentro di voi."

Non sta dicendo che non dobbiamo avere amici o pensare che siano persone inaffidabili. Ma che contare troppo sugli altri porta alla delusione, perché nelle cose davvero importanti nessuno può davvero dirci cosa fare, come affrontare una situazione personale.
Nessuno è nei nostri panni, ha il nostro vissuto, le stesse emozioni.
Quindi anche le soluzioni sono individuali.
Foto dell'autrice


Contare meno sugli altri ci fa davvero scoprire la nostra forza interiore, la nostra personale saggezza. Questo è il Regno di cui parla De Mello.
L'autore ci tiene a precisare che non c'è nessun cinismo nelle sue parole.

Chi sta facendo un percorso di Risveglio, in particolare, sa benissimo quanto in certi momenti ci si senta soli, non si possa condividere con nessuno certe sfide, certe sensazioni, rivelazioni che vengono dal nostro Sé, e persino certi dubbi.
In effetti, come dicono molti Maestri, il percorso del Risveglio è una strada solitaria. 

Come spiegare ciò che ti accade ad amici e parenti? Sai che non è possibile, ma aldilà della frustrazione che si può provare, c'è la consapevolezza della grandissima forza che si cela in questa prova. Se continui ad avanzare nonostante nessuno o quasi ti comprenda, è perché sai che è la strada giusta. 
E a percorrerla in solitudine, senza poter condividere le paure, i momenti di sbandamento, ci vuole un grandissimo coraggio. E una grande lucidità.

Se poi hai la fortuna, strada facendo, di affiancare dei guerrieri di luce, allora sai che il cammino in solitudine è valso la pena. E loro saranno compagni di viaggio, non appigli o sostegni alla tue incertezze.


lunedì 17 marzo 2014

Il nostro Io è… a pezzi!

Non so a voi, ma a me è capitato diverse volte di rimanere stupita nel vedere qualcuno che associavo a una particolare attività fuori dal solito contesto, quasi non la riconoscevo. 
L'impiegato di banca compassato lo vedi un sabato sera in birreria a scherzare con gli amici e non ti pare vero.


Foto dell'autrice
Gurdjieff definisce la nostra personalità un insieme di differenti Io, ovvero l'Io frammentato.
A seconda delle situazioni della vita, dell'esperienza emotiva, dei ricordi, dei fastidi, delle persone con cui interagiamo, escono fuori atteggiamenti diversi.

A tutti capita di avere delle antipatie per alcune persone, per esempio, o sentirsi in soggezione con particolari individui.
Se ci osserviamo, possiamo notare che il modo in cui ci comportiamo in famiglia è diverso da come ci comportiamo sul lavoro, diverso da come siamo con gli amici, e ancora diverso quando andiamo a fare shopping. Siamo diversi in palestra, siamo ancora diversi quando ci innamoriamo… E così via.

Il problema non è avere diversi Io che interagiscono, ma il fatto di non esserne coscienti!
Essi agiscono per noi, ci balzano sulla schiena come una scimmia - diversa a seconda della situazioni - e come essa ci comportiamo. E pensiamo sia normale e ovvio. 
Diciamo a noi stessi che siamo fatti così e che è colpa della persona che abbiamo di fronte se siamo arrabbiati, se ci sentiamo sviliti, sfruttati o presi in giro.

La scimmia che odia il proprio capo considerato uno schiavista non è la stessa che ci balza sulle spalle quando la suocera è invadente, quando i figli non ci ascoltano o quando qualcuno ha parcheggiato dietro il nostro cofano impedendoci di uscire dalla piazzola del parcheggio.

Perché è importante prenderne coscienza?
Perché finché non lo facciamo non ci conosciamo davvero e se non ci conosciamo non siamo liberi. 
Non siamo liberi di agire secondo il nostro vero sentire, quello allineato con l'anima, ma soltanto attraverso reazioni impulsive e inconsapevoli.
La nostra personalità agisce nel mondo al posto nostro! Ci ha in ostaggio!

Quando impari ad osservarti di continuo, senza giudizio, come un osservatore imparziale, ecco che hai davanti il tuo specchio sfaccettato, il tuo puzzle di personalità, il meraviglioso mosaico di Io che ruotano di continuo dentro di te.


Autoritratto dell'autrice
Non è detto che dobbiamo per forza cambiare atteggiamenti, possiamo anche decidere di restare come siamo, ma almeno ne avremo coscienza.
Quando ne prendi coscienza, allora sai che hai un Potere immenso dentro di te. Perché sei sempre tu che agisci, il tuo vero Sé consapevole.

Nonostante questo, l'osservazione porta a far sì che le parti inutili di personalità che non vengono più alimentate si stacchino da te. 

Io trovo divertente, oltre che un'esperienza magica, riuscire a un certo punto a non reagire e decidere sul momento, mentre osservi i tuoi fastidi, la voglia della tua scimmia di mettersi a sbraitare e ad agitare i pugni per aria, di fare quello che non hai mai fatto. 
Per esempio rimanere in silenzio con un sorriso beato sul viso, oppure abbracciare la persona che in quel momento vorresti prendere a calci!



venerdì 14 marzo 2014

La donna è ciclica

Viviamo in un mondo sempre più mascolinizzato in cui l'iperefficienza è la prima regola.
Anche le donne ne sono coinvolte a loro discapito. Pensano che uguali diritti e doveri da cittadini per entrambi i sessi siano applicabili anche al nostro organismo, alla nostra energia.

Uomini e donne non sono uguali. Non abbiamo lo stesso modo di pensare, di provare le emozioni, lo stesso fisico, la stessa vibrazione energetica, la stessa forza muscolare.


Foto dell'autrice
Nei tempi antichi era naturale rispettare questa diversità sacrosanta. 
Ad esempio, il periodo mestruale era un momento di chiusura in sé stesse, di meditazione, per questo le donne si ritiravano nelle loro capanne in attesa della fine del ciclo.
E' stato solo con l'avvento del maschilismo che sono state considerate impure e quindi intoccabili durante il ciclo, e il loro ritrarsi è stato interpretato come una punizione per essere impure.

La donna è ciclica, e vive diverse fasi nella sua vita che non sono paragonabile a quelle maschili. L'avvento delle mestruazioni e la maternità sono le due fondamentali. Non esiste un corrispettivo maschile.

Ci sono momenti in cui la nostra energia è minore, o dobbiamo attendere nuovi sviluppi, e non è un caso che uno dei simboli ancestrali che rappresenta la donna per eccellenza sia l'orsa.

L'orsa va in letargo durante il periodo invernale, cioè quando la terra è sterile. Ma è già incinta. Il suo organismo le permette di rallentare lo sviluppo dei feti dentro il suo utero affinché vengano al mondo al risveglio primaverile, diversi mesi dopo.

Quando avvertiamo periodi di stanchezza, sterilità di idee, scoramento, tutto ciò che dobbiamo fare è andare nella tana, ritrarci in noi stesse, attendere che i tempi interiori maturino per dar vita a nuove idee, o semplicemente raccogliere nuove energie. 


Ritratto dell'autrice dipinto da Laura Balla
Nel nostro mondo frenetico si è persa questa capacità di ascoltarsi e capire quando è il momento di andare nella tana.
Non significa ovviamente mettersi a letto e darsi malate, ma riconoscere questa necessità e stare dentro di sé pur vivendo nel mondo. Cioè fare silenzio, smettere di farsi domande o di sentirsi in colpa se si è meno efficienti. Riprenderci il nostro spazio interiore, il nostro Potere, anche creativo.

Sarebbe magnifico se gli uomini, siano essi figli, compagni o datori di lavoro, capissero e rispettassero questa esigenza.
Ma farlo capire all'altro sesso spetta a noi, di certo non possiamo aspettarci che comprendano per immediata empatia o intuizione. 


martedì 11 marzo 2014

Non mendicare nulla

In un'epoca dominata dai social network, l'umanità deve fare i conti con qualcosa che diventa sempre più evidente: il mendicare attenzione, approvazione, apprezzamento, amore, amicizia.

Cercare ciò che pensiamo ci manchi al di fuori di noi crea un circolo vizioso di bisogni che se non vengono soddisfatti portano alla frustrazione e alla dipendenza. 
Una parte infantile di noi mendica tutto ciò che - s'illude - la fa stare bene, blandendo il suo Ego. 

In questo modo perdiamo Potere, diventiamo schiavi dei nostri stessi bisogni illusori, rischiamo di divenire ossessivi e a volte molesti.


Foto dell'autrice
Mendicare è un arrendersi al vuoto che sentiamo dentro invece di cercare in noi le risorse per stare bene con noi stessi e comprendere che nessuno ci può dare nulla che non sia già in noi.
Non si può manifestare all'esterno ciò che non si ha dentro.
Se vuoi amicizia, hai il senso dell'amicizia dentro di te? Se non ce l'hai, lo devi sviluppare TU. Nessuno può dartelo. Così anche l'amore, l'apprezzamento. 
Manifestiamo ciò che siamo.

Più acquisiamo Potere, smettendo di lamentarci per ciò che vorremmo e non abbiamo, e smettendo di sentirci vittime delle circostanze, più attiriamo ciò che vorremmo.

Più sei centrato, allineato con il tuo vero Sé, meno hai bisogno di mendicare attenzione e apprezzamento all'esterno, meno il tuo umore dipende da ciò che gli altri ti manifestano.
Diventando te stesso, più consapevole e autonomo, saranno gli altri ad essere attirati da quella centratura. Spontaneamente.

Insomma: più mendichi e meno ottieni perché non hai Potere nemmeno su te stesso.  

lunedì 10 marzo 2014

Quando si rompono tante cose finisce un ciclo

A tutti capitano dei periodi in cui pare che le cose si siano messe d'accordo per rompersi una dietro l'altra nell'arco di pochi giorni.
Comunemente la gente dà la colpa alla sfiga.


Foto dell'autrice
Mi è capitato nel periodo sotto Natale che mi si siano rotte diverse cose, piccoli oggetti non di valore economico ma affettivo, oppure di utilità pratica. All'inizio credevo fosse a causa della mia mancanza di attenzione nel maneggiarli ma poi, anche ponendo la massima cura, le cose si rompevano all'improvviso. 

Ne ho dedotto, seguendo l'intuito, che se molte cose si rompono in uno stesso periodo è perché sta finendo un ciclo. 
Tutto ciò che maneggiamo si impregna della nostra energia, e quando ne sono saturi, specie di energia di rabbia, di stanchezza, di  dolore, si spezzano. In fondo, meglio che siano gli oggetti a rompersi piuttosto che un organo del nostro corpo!

Imparando a leggere la vita tramite segnali e simboli, qualcosa che si rompe è un alleggerirsi del nostro bagaglio emotivo, un invito a rinnovarsi. Se ti si rompe una tazza che fai? Ne compri una nuova. 
Nuove energie che entrano a spazzare via quelle vecchie e stantie.
Invece di arrabbiarci, dovremmo accogliere questi momenti come un dono e aprire le porte a un nuovo ciclo.

Inoltre, fare attenzione alla nostra reazione quando qualcosa cui teniamo si rompe, ci permette di osservare i nostri attaccamenti.
Si rompe un vaso della prozia e ci stiamo male. 
La prozia non è in quel vaso. Il suo ricordo non sarà certo cancellato dalla nostra memoria attraverso la rottura di un vaso di cristallo! Eppure, abbiamo bisogno di fissare le cose in concreto.
Foto dell'autrice
Foto, oggetti, vestiti. Temiamo di lasciarli andare. Temiamo l'effimero.

Ma la vita è effimera. 
Attaccarsi agli oggetti ha a che fare con la paura di morire, di non lasciare un segno, di non avere vissuto.
Ma è un'illusione.

Più siamo disposti a lasciare andare le cose, più lo saremo anche con emozioni e sentimenti, perché sono collegati.
Meno bagaglio emotivo, più leggerezza. 

venerdì 7 marzo 2014

Le Costellazioni Famigliari: intervista a Cinzia Viglietti

Questa è la prima volta che decido di scrivere di un metodo di guarigione che non ho ancora sperimentato di persona. Siccome conosco Cinzia Viglietti e mi è piaciuto il modo in cui mi ha introdotto a questo metodo, ho deciso di pubblicare la nostra conversazione in forma di intervista.

Io: Che cosa sono le Costellazioni Famigliari?

Cinzia: Innanzi tutto per comprenderle dobbiamo capire che viviamo in un mondo di razionalità che non è però gestito dalla razionalità! Noi siamo come dei campi energetici di informazioni che si incontrano con campi energetici di informazioni ogni volta che entriamo in rapporto con altre persone, costantemente. In realtà una Costellazione Famigliare la viviamo in ogni momento in cui interagiamo con gli altri.

Io: Come funzionano quando vengono messe in atto con il conduttore?

Cinzia: Sono un riprendere i rapporti e riportarli in un evento che andiamo a rappresentare con una specie di psicodramma. Che cosa accade? Il costellato presenta un suo problema, sceglie una persona che lo interpreta e i membri della propria famiglia. Questo scambio morfogenetico di energie crea delle situazioni che portano alla luce eventi della famiglia che che non erano conosciuti. Che possono risalire ai genitori, ai nonni, o addirittura ai bisnonni. Portano alla luce degli irretimenti, che sono degli eventi accaduti nel passato che non erano socialmente, religiosamente o moralmente corretti, per cui sono stati nascosti.

Siccome esiste una lealtà famigliare, un amore generale che tiene unita la famiglia, una moralità collettiva, questi eventi nascosti qualcuno li dovrà portare a compimento. Cioè non è possibile che un evento tenuto segreto muoia e finisca lì, con quel gruppo famigliare. Perché la famiglia è estesa, va dagli antenati  fino ad oggi. Noi non viviamo solo il nostro vissuto, ma questo patrimonio che abbiamo preso dalla nostra famiglia. Questo può essere il risultato dei nostri fallimenti matrimoniali, lavorativi, o di  malattie. 
Per cui andando a riprendere con la Costellazione un evento che stiamo cercando di concludere, riusciamo a portarlo alla luce e far sì che questo amore e questi equilibri collettivi si rimettano a posto ritrovando una pace, un'accettazione, un equilibrio tenuto insieme da lealtà e amore verso quel gruppo per noi fondamentale che è la famiglia. 
Foto dell'autrice

Io: Come funziona un incontro, tecnicamente?

Cinzia: La persona che decide di fare la Costellazione sceglie tra i partecipanti chi interpreta lei stessa e i membri della sua famiglia, sia quella di origine che l'attuale. C'è un conduttore che seguirà senza intercedere razionalmente su quanto accade. Spostando le persone nello spazio, che è sia fisico che emotivo, si riesce a far sì che vengano fuori le reali emozioni, e anche gli impedimenti e gli irretimenti che ci sono stati. 
Attraverso la Costellazione escono molto bene i ruoli all'interno della famiglia, e siccome esiste una lealtà biologica, nessun ruolo al suo interno può essere lasciato vacante. 

Per esempio: se un genitore nei confronti dell'altro genitore è nel ruolo di genitore o di figlio, non di compagno, il ruolo vacante di compagno della madre molto spesso lo deve prendere il figlio.
Se un figlio è stato nel ruolo di compagno della madre, quando avrà la propria famiglia, sarà in un ruolo adolescenziale, un adulto che non cresce e non si prende le proprie responsabilità. 
Attraverso la Costellazione tutti questi ruoli escono fuori, e c'è la possibilità di risistemarli. Vedendoli, il costellato percepisce non solo a livello razionale nelle persone le stesse frasi,  gli stessi atteggiamenti dei propri famigliari, ma li riconosce anche a livello simbolico, ed è questa la grande forza di questo metodo. 
Riesce a bypassare la razionalità e a risistemare le cose nel proprio inconscio a un livello che nella terapia razionale difficilmente si riesce ad avere.

Nei primi periodi dopo una Costellazione riesce proprio a percepire questo suo spostamento, cambiamento interiore, che avviene automaticamente, da solo. Inoltre, anche le persone che partecipano alla Costellazione si ritrovano a impersonare un ruolo che riconoscono anche nella propria vita. E anche i partecipanti non attivi riescono a comprendere simbolicamente l'errore, il consumo di energie esagerato che hanno, proprio per un ruolo e una visione non corretti di ciò che sta loro accadendo.

La cosa bella è che il conduttore permette che avvenga tutto da solo, al massimo orchestrando queste energie che si muovono, ma non ha mai un'idea precostituita di quello che accadrà. 
Infatti, soprattutto negli irretimenti, comincerà ad aggiungere persone che rappresentano un evento, e spostandole andrà a comprendere quale è stata la cosa irrisolta e riuscirà a far sì che il nucleo famigliare e la loro coscienza collettiva e morale riprendano un equilibrio. Con l'accettazione dell'evento, si libera il costellato di questa eredità. Inoltre, questa è fondamentale per riequilibrare i ruoli all'interno della famiglia. Soprattutto nella famiglia attuale. 

Molto spesso capita che un costellato dice che non riesce a guardare al futuro, e quando vengono messi i partecipanti nella Costellazione, ci si accorge che magari lui è fisicamente dietro, a sorreggere dei genitori, per cui non riesce a vedere davanti a sé! 
E comprendendo l'errore del ruolo che ha avuto, riesce finalmente a dire delle cose che non riusciva a dire. Può finalmente avere un colloquio con loro e provare il perdono. 
Spesso dopo questi chiarimenti c'è un abbraccio liberatorio, e un pianto, che fanno sì che venga tolto questo peso che prima nemmeno si conosceva. Perché si sapeva di stare male, razionalmente, ma non se ne conosceva l'origine, del malessere. 

Senza nessuna magia - dato che noi percepiamo il mondo con i sensi e lo elaboriamo attraverso dei simboli, dando delle risposte in base ai nostri archetipi - stiamo semplicemente lavorando su quello che è il nostro reale modo di percepire il mondo. 

La cosa bella della Costellazione è che è molto breve, non c'è bisogno di passare ore, ore e ore in una terapia, perché le problematiche si sciolgono direttamente, vengono percepite direttamente, senza il piano razionale. 
Dentro di noi, in realtà, sappiamo tutto, sappiamo il ruolo che abbiamo, conosciamo l'errore, ma abbiamo perso questo contatto.
E le persone che vengono scelte dal costellato a ricoprire un ruolo, comprendono che anche loro nella propria famiglia lo ricoprono, perché l'essere stati scelti significa che il costellato li ha riconosciuti in loro. 

Io: Parlami ancora un po' dei benefici che le persone ne traggono e perché. 

Cinzia: Il primo dei grandi benefici è l'accettazione. La prima cosa è che il costellato comprende di non avere responsabilità, perché spesso noi ci torturiamo pensando di non essere abbastanza bravi o intelligenti, non abbastanza validi. In questo caso il primo giovamento è che comprende che non è lui la causa ma può essere lui a cambiare le cose.
Il lasciarsi stare gli permette di avere una forza interiore diversa, perché mentre prima si sminuiva e si svalutava alimentando un sacco di paure, ora smette di svalutarsi; e poi vedendo simbolicamente tutto, prima che arrivi ad una comprensione sul piano razionale, l'ha già compresa. Il primo passo verso il miglioramento è sempre la comprensione. La consapevolezza.

Il terzo beneficio è che il costellato, alla fine della sua Costellazione, viene introdotto dal conduttore a sostituire la persona che lo stava interpretando. E qui ha il potere di di dire Grazie, di dire Mi dispiace, di provare amore, ma soprattutto di sentire l'equilibrio del perdono. Quindi di risolvere questioni che non avrebbe mai risolto, e di trovare quella pace che lo accompagnerà anche dopo. 
E quando uscirà da quella pace e affronterà le persone reali lo farà con una pace e una consapevolezza nuova, e questo cambierà i suoi rapporti. Sarà cambiato lui, ma cambierà automaticamente il rapporto con tutte le persone che avrà intorno. 
Si chiamano Costellazioni proprio perché se un pianeta si sposta, si spostano anche gli altri. Quando tu fai il cambiamento in una Costellazione, cambia anche il campo morfogenetico, e cambiando questo, le persone che respingevi o dalle quali ti sentivi respinto, ormai ne potranno fare parte. 


Foto dell'autrice
Io: Hai detto che così le persone non si sentono più responsabili, ma noi sappiamo che per la Legge di Attrazione siamo sempre responsabili di ciò che ci accade. Non ti pare una contraddizione?

Cinzia: Non la è perché la responsabilità effettivamente è sempre nostra per ciò che ci attraiamo, ma noi perché ci attraiamo determinate cose che non vorremmo mai? Proprio per quegli irretimenti, per quel ruolo che non ci competeva. In pratica nostra è la responsabilità di non essere i grado di attrarre la cosa giusta. 
Io posso non avere i mezzi per attrarre ciò che vorrei perché mi porto appresso un'eredità che non conosco. Di quello non ero responsabile. 
Ma oggi che lo vedo, capisco di aver molta più forza,  posso prendere in mano la mia vita. Dove vedo che la Legge di Attrazione non funziona, lì c'è qualcosa che devo andare a ripulire.
Su certi blocchi che avevo, non ero io la causa. Se certi meccanismi li avevo dentro, non potevo fare diversamente. Certe cose me le attraggo perché sono dentro una situazione che non conosco. 
Ripulirmi da alcuni meccanismi, mi permetterà di attrarre sempre meglio! La Legge di Attrazione funziona al mille per mille, ma è necessario fare una pulizia interiore. 

Cinzia Viglietti ha una formazione in lingue e poi si è specializzata in psicologia, kinesiologia e Costellazioni Famigliari. Tiene conferenze, ha recentemente pubblicato un libro dal titolo Diario di Bordo, un viaggio all'interno di noi stessi per la Phasar Edizioni, che vuole essere un libro di partenza per farti alzare la testa e cambiare prospettiva. 
Oltre che sul sito internet linkato sopra, potete trovarla sulla Pagina Facebook: Associazione Progetto Consapevolezza





giovedì 6 marzo 2014

Non dare la colpa

Una cosa tipica dell'essere umano è addossare la colpa all'esterno di tutto ciò che non funziona o ci ferisce, dei nostri fallimenti, delle incomprensioni, e via dicendo.

Se questo apparentemente per la nostra mentalità è comodo, perché puntare il dito fuori di noi ci fa sentire non responsabili, evitando così di guardarci dentro e comprendere cosa ci fa stare male, dall'altro lato ci toglie autostima.

Perché se pensiamo che gli altri, cioè il mondo esterno, siano responsabili della nostra sofferenza o dei fallimenti, stiamo dicendo a noi stessi di essere impotenti.
Foto dell'autrice
Il mondo intero è al di fuori del nostro controllo, pensiamo, e questo è deprimente. Qualsiasi cosa tu faccia, tanto la vita è ingiusta e crudele e ti farà del male…

Questa forma pensiero è la prima responsabile della disistima, del senso di difficoltà ad affrontare la vita e le sue sfide, della depressione e della mancanza di senso dilagante.

Ma se smettiamo di dare la colpa all'esterno, di puntare il dito lontano da noi, e cominciamo a capire che la nostra vita è invece soltanto nelle nostre mani, abbiamo uno strumento potentissimo per cambiare le cose.
Non c'è nessuno là fuori che ce l'ha con noi, che si accanisce per bloccarci il cammino. Non c'è nessun mondo crudele e ingiusto.

Se all'inizio l'idea di avere tutto nelle proprie mani può dare le vertigini, poi cominciamo a capire che il senso di impotenza era un'illusione. E come ogni illusione, svanisce appena la si guarda con attenzione.

Non dare la colpa e comincia a lavorare su te stesso per essere fautore, e non vittima, della tua stessa vita!

martedì 4 marzo 2014

A che cosa serve il Risveglio?

Premesso che ogni persona si avvicina al cammino del Risveglio per un motivo diverso, e del tutto personale, mi rendo conto che spesso questo percorso viene frainteso o rimane del tutto oscuro a molte persone. 
Chiamarlo New Age è fuorviante.
E non è nemmeno una Religione alternativa.

Allora che cos'è?
Come funziona?
Per condensare in due frasi, nonostante sia molto riduttivo:

1) osservazione senza giudizio;
2) vivere il momento presente stando nel corpo.

La massima di Socrate Conosci Te Stesso è fondamentale per capire che se ci conosciamo, smettiamo di essere il frutto di reazioni inconsapevoli, di idee preconcette, di sofferenze passate e di ansie future.

Perché è importante liberarsi da questi schemi?
Perché se sei il frutto di reazioni ed emozioni inconsapevoli, non sei libero di scegliere.
Se ti conosci, se ti osservi, se conosci le tue emozioni e reazioni, se impari ad osservare i tuoi pensieri e a riconoscere le paure, le ossessioni, le convinzioni, puoi finalmente scegliere come agire nelle situazione della vita senza subirle. Senza essere agito da esse.
Non sei più una vittima inconsapevole ma puoi finalmente cavalcare la tua vita tenendola per le briglie.
Vi sembra poco?

Perché vivere il presente è così importante? Perché tutte le ansie, le preoccupazioni vengono dal tempo psicologico
Cioè dal vivere mentalmente nel passato o nel futuro.
Ma il corpo vive solo nel presente. 
Il passato è una somma di momenti presenti e anche il futuro lo sarà. Ma nessuno può vivere se non nel momento presente. 
Quando pensi al passato, dov'è il tuo corpo? Nel presente.
Quando ti proietti nel futuro, dov'è il tuo corpo? Nel presente.


Foto dell'autrice
Per quanti problemi concreti tu abbia nella vita, in questo preciso momento, se ti concentri sul respiro, sul tuo cuore che batte, sull'energia che vibra nel tuo corpo, che problemi hai? Nessuno.

Con questo non voglio dire che se ci concentriamo sul corpo di colpo non abbiamo più difficoltà a pagare le bollette perché magari c'è il conto in rosso.
Ma non è che stando sempre a pensare al problema questo si risolve. Anzi, spesso, più ci pensiamo con paura, più reagiamo ad essa in modo irrazionale. Se siamo calmi, concentrati sul corpo, sul respiro, diamo spazio all'intuizione di arrivare e trovare anche soluzioni nuove.
Parlo per esperienza, nessuna teoria strampalata!

Per finire, mi permetto di rispondere alla domanda fattami da qualcuno Che cosa ti fa sentire il bisogno di intraprendere questo cammino? con le domande: Vi sentite felici, sereni, realizzati, privi di rabbia e di ansia nei confronti della vita o di alcune situazioni? Vi svegliate al mattino pieni di gioia e di gratitudine per il nuovo giorno? State facendo quello che sognavate di fare invece di accontentarvi di un mestiere che odiate solo per sopravvivere? O pensate che la vita sia ingiusta, un fardello, e che la sofferenza sia inevitabile?

Questa non vuole essere una provocazione, ma solo uno spunto di riflessione.
Una cosa che ho capito fin da ragazza era che la cosa più importante per me era uscire dalla sofferenza esistenziale e sentirmi realizzata. Stare bene con me stessa. 
Grazie a questo cammino ci sono riuscita. 
Non sono solo teorie: mai trovato niente di più concreto!