mercoledì 31 luglio 2013

Invocare il cavallo del vento

Secondo alcuni Maestri tibetani, esiste una tecnica per farsi coraggio e conquistare sé stessi chiamata la pratica del cavallo del vento. 
Foto dell'autrice
Essa è fatta per scacciare la depressione e il dubbio. Perché quando invochiamo il cavallo del vento richiamiamo il nostro aspetto vitale di non paura e di fiducia.

Innanzi tutto, il guerriero è tenuto a trovare il proprio posto nel mondo. Inteso come mondo sacro. Bisogna trovare il proprio luogo magico, il posto giusto per noi.
Ovvero, trovare il giusto orientamento nella nostra vita. Non in senso geografico, ovvio.

Inoltre, il guerriero è tenuto ad allestire il trono del sovrano, poiché egli o ella è parte di una società - quella guerriera in senso spirituale - e non può stare del tutto in solitudine.
Diventi quindi il guerriero il sovrano della propria vita, ma come parte di un mandala più ampio.

Quando si trova finalmente il proprio posto nel mondo, la sensazione di benessere è sia fisica che spirituale. Si prova una grande energia, un senso di splendore, che permette al guerriero di sentire che lui è il Grande Sole d'Oriente. 
Foto dell'autrice
Questo lo riconnette alla propria eredità, facendogli capire che ciò è legittimo e doveroso. 

Il cavallo del vento simboleggia tutte quelle energie, i sogni, le speranze e le paure selvagge che vorremmo cavalcare, e domare.

Una volte che il guerriero ha imparato a mantenere una mente gioiosa, libera dal dubbio, sentendo che è sulla vetta del mondo, e ha conquistato se stesso, allora non gli resta che superare i due ulteriori stadi: sentire che sta cavalcando nel presente, nel Qui e Ora, trattenendo l'impazienza di procedere oltre; e liberarsi dalla mente fissa, senza cercare una logica né argomenti a sostegno di questo. Semplicemente, fermare il chiacchiericcio della mente. 

Fatta questa esperienza, che è al tempo stesso fisica, psicologica e spirituale, il guerriero ha conquistato l'universo. Può sentirsi finalmente integro e reale. E scopre che non c'è nient'altro da conquistare. 
Queste, secondo i Maestri tibetani, sono l'autenticità e la non paura.

martedì 30 luglio 2013

Le tre vie verso il coraggio del guerriero

Ci sono tre strumenti che il guerriero spirituale deve possedere per camminare sul sentiero della non paura. 

Il primo è la disciplina
Questa è come la luce del sole che tutto pervade. Non lascia nulla in ombra.
Il guerriero non intende la disciplina come qualcosa di rigido e marziale, ma una totale assenza di pigrizia e completa applicazione.
Foto dell'autrice
Continuare sulla propria strada senza tirarsi indietro. Questo gli permette di diventare leale e compassionevole verso gli altri, libero dalla paura.

Il secondo strumento è l'eco della propria consapevolezza meditativa
Quando si indulge nella pigrizia, ci si arena un po' sul percorso, ecco che queste azioni producono un'eco. Questa eco risuona come in un canyon continuando a richiamare la vostra attenzione su ciò che state trascurando. Essa serve a mantenerci svegli.
Ma un guerriero davvero sveglio non ha nemmeno bisogno di venire da essa richiamato, perché non indugia in pigrizia.
Quindi, è consigliabile non aspettare di sentire questa eco. Bisogna sempre fare uno sforzo per restare svegli e non perdere la strada.

Il terzo strumento è un'arma: la saggezza della consapevolezza discriminante.
E' la percezione e l'acume mentale. E' l'intelligenza usata come strumento di saggezza. 
Ma questa consapevolezza si sviluppa solo in assenza di Ego.
Secondo la tradizione guerriera di Shambala, bisogna uccidere un nemico ogni mille anni.
Questo nemico è la personificazione dell'Ego.
Ma per ucciderlo da veri guerrieri spirituali, l'azione deve essere priva di aggressività, di rabbia,  desiderio di vendetta o di punizione. 
Solo la pura compassione può uccidere il nemico nel modo giusto.

lunedì 29 luglio 2013

La fiducia incondizionata

C'è una scintilla dentro di noi che ci permette di sentirci bene, in salute, che ci porta a percepirci amici di noi stessi, con un senso di tenerezza, di dolcezza, sia nei nostri stessi confronti sia della vita in generale. Una scintilla che ci fa sentire che ogni cosa andrà bene. 
E' la fiducia incondizionata.

Questa fiducia è qualcosa di più dell'ottimismo verso qualcosa di specifico. 
E' un profondo, naturale apprezzamento verso i dettagli dell'esistenza.
Quando apprezziamo questi, allora ci stiamo aprendo davvero alla vita ed essa non è più una lotta.

Foto dell'autrice
Sviluppare la fiducia è come guardare il sole che sorge, scrive Chögyam Trungpa nel libro Sorridi alla paura (Oscar Mondadori).
All'inizio sembra molto debole e ci si chiede se ce la farà. Poi brilla e risplende. (...)
Non è una questione di avere o non avere bisogno di fiducia. Essa è naturalmente presente. In effetti, non dobbiamo svilupparla. Si tratta piuttosto di riconoscere la fiducia che già esiste. 

venerdì 26 luglio 2013

Fatti amica la paura

Come ci ricorda Chögyam Trungpa nel libro Sorridi alla paura (Oscar Mondadori), la paura è un'emozione che ci fa tremare e barcollare. 
In fondo, questa è la paura della non esistenza.
Essa si esprime in molti modi: con l'istinto di scappare dalle situazioni difficili, chiudendoci in noi stessi e perdendo la nostra postura - ingobbendoci, smarrendo la direzione della nostra vita.

In realtà, siamo noi che diamo troppa importanza alla paura permettendole di dominarci. 
L'autore spiega che la paura non è necessariamente problematica. Va e viene.
A noi sta il compito di studiarla, di comprenderla. 
Se la guardiamo bene, scopriremo che è così ovvia! 
Foto dell'autrice
La paura ci fa perdere la capacità di vedere la Bellezza, perdiamo il senso dell'umorismo e le nostre percezioni.

Se impariamo a studiare bene come la paura nasce e si manifesta in  noi, quali schemi fissi segue, allora riusciamo a vedere quanto è  banale e ridicola.
Questo è il punto di partenza verso la non paura.
Se fate amicizia con la vostra paura, da essa arriverà la comprensione della non paura.

Non vergognatevi delle vostre paure, sono un grande punto di partenza: senza di esse non scoprireste che la paura è un'illusione!

giovedì 25 luglio 2013

Dio è morto se TU sei morto

Noi contemporanei, spesso abbiamo una visione della religione come qualcosa di triste, di falso, che genera repulsione o rabbia.
Secondo Osho, non abbiamo tutti i torti! Perché le nostre religioni hanno il volto triste e lugubre, le chiese sanno di morto.
E questo perché le religioni hanno perso la Gioia suprema: la capacità di danzare, di cantare, di celebrare col cuore, di amare. 

La religione è diventata teologia e la teologia è un cadavere.
E' mente, non cuore.

La vera religione si fonda sullo stupore, sulla meraviglia. Sul mistero. 
Osho ci invita ad aprire gli occhi e a togliere la polvere dalla religione, e a guardare con occhi ripuliti la magnificenza dal creato, la Bellezza che ci circonda.

Perché non danzi? E perché non ridi?, chiede Osho.

Dà ragione a Nietzsche: Dio è morto... perché i teologi lo hanno ucciso.
Foto dell'autrice
Dio è vivo quando danziamo, è morto quando un teologo cerca di dimostrarne l'esistenza; Dio è vivo quando due persone si innamorano, quando ci perdiamo a contemplare le stelle, quando siamo commossi dalla bellezza di un fiore.

DIO E' VIVO QUANDO TU SEI VIVO!

Se tu non sei vivo, come puoi sapere che Dio è vivo?
Il tuo Dio ti assomiglia: se sei morto, il tuo Dio è morto, se sei vivo il tuo Dio è vivo.
Pertanto, se vuoi conoscere cos'è Dio, diventa più vivo.
Se vuoi conoscere cos'è Dio, diventa più divino.


martedì 23 luglio 2013

Livellare l'Ego

Come dice il Tao: Coloro che sanno non parlano; coloro che parlano non sanno.

Nel processo verso l'autocontrollo si deve cercare di parlare di sé il meno possibile, soprattutto del Sé più profondo, in quanto essere troppo trasparente ci fa perdere Potere.
Foto dell'autrice

Inoltre, il Tao consiglia di stare sempre psicologicamente al di sotto di chi ci sta parlando, senza cedere al bisogno di dimostrare magari che quella cosa la sappiamo meglio, l'abbiamo vissuta anche noi, o quel particolare viaggio l'abbiamo fatto dieci volte.
Questo farebbe sentire la persona guardata dall'alto in basso, quindi sarebbe una forma sottile di imposizione, di manipolazione del nostro pensiero e delle nostre opinioni.

Altro errore comune commesso per via dell'Ego che ci mette lo zampino è non essere davvero interessati a ciò che ci stanno dicendo, ma stare in trepida attesa di poter replicare. Non stiamo ascoltando la persona che abbiamo di fronte, ma noi stessi!

I saggi non conoscono la competizione perché non ne hanno bisogno.
Il Tao parla di livellamento dell'Ego come una percezione del Sé infinito. 
Senza più il bisogno di metterci su un piedistallo, siamo finalmente noi stessi. 

Ma mettersi al di sotto di chi ci parla non significa essere passivi o deboli, al contrario, ascoltare davvero, in silenzio, con pazienza, fa sentire le persone che stanno comunicando con noi al sicuro.

Sviluppiamo il Carisma.


lunedì 22 luglio 2013

La differenza tra lotta e sforzo

Come dicono i saggi taoisti, la vita non è una lotta. 
Molte persone pensano che nella vita si debba vincere, che bisogna essere dei duri, che lottare sia non solo necessario ma onorevole.
Niente di più stupido.

Come dice anche Stuard Wilde, se lotti è perché c'è qualcosa di fondamentalmente sbagliato.
Questo non significa, però, che dobbiamo aspettare che tutto ci arrivi come una manna dal cielo.

Al posto della lotta, c'è lo sforzo. Lo sforzo è naturale e imprescindibile. In fondo, quando impariamo a camminare, a parlare, a leggere e scrivere, a nuotare o suonare uno strumento, è fondamentale metterci lo sforzo. Almeno quello iniziale.
E questo lo dice anche Salvatore Brizzi. 
Non puoi cambiare le cose se non fai uno sforzo.

Foto dell'autrice
Ma quando ci rendiamo conto che stiamo lottando per ottenere qualcosa dalla vita, per non perdere qualcosa, o per tenere a galla una relazione che sta affondando, allora dovremmo fermarci un attimo.
A riflettere, a osservarci, e capire dove sta l'emozione, e quale tipo di emozione ci sta muovendo. 
Spesso lottiamo per impazienza,  ma troppe volte la vera natura della nostra personale battaglia è voler dimostrare qualcosa a qualcuno. O convincere qualcuno di qualcosa.ccere qualcuno di qualcosa.

Stop. Attenzione. 
Se vi sentite stanchi, spossati o demotivati di colpo è probabile che  la vostra lotta inutile vi stia logorando. Ma accorgersene in tempo è un grandissimo dono che farete a voi stessi.
Smettete di lottare, di voler primeggiare, di voler convincere, di remare a tutta forza verso i vostri obiettivi.

Fate lo sforzo di cominciare il cammino, ma sempre tenendo conto del flusso della vita.

giovedì 18 luglio 2013

Il corpo eterico è la risposta alle tue domande

Cos'è il corpo eterico?
E' un corpo di energia elettromagnetica che ci avvolge, invisibile, chiamato anche corpo sottile. Persino i greci ne conoscevano l'esistenza. 
La tua vera essenza è tutta lì.
E' in un certo senso il residuo terreno della nostra connessione con il divino.
Non esiste essere umano né animale che ne sia privo. E' la nostra matrice.
E' lì che in potenziale alberga il nostro Potere Invisibile e Silenzioso, come lo definisce Stuart Wilde, nell'omonimo libro.

Foto dell'autrice
Se qualcuno si è mai chiesto da dove arriva e in cosa consiste davvero il carisma, ma anche la capacità di guarigione taumaturgica, la telepatia, la percezione extrasensoriale, la risposta è il corpo eterico.

In effetti, tutti a livello subliminale siamo in grado di percepire l'energia di un corpo eterico, anche se siamo convinti che non esista. Questo spiega perché ci capita di voltarci quando qualcuno ci osserva insistentemente, ma anche perché ci sono persone di cui ci fidiamo a prima vista e altre che non ci convincono. 
Capita anche di incontrare persone  che, pur bellissime fisicamente, non hanno il minimo fascino su di noi, e altre che pur bruttine ci attraggono. Ci sono quelle persone che ci fanno sentire al sicuro, con la loro sola presenza, altre che ci innervosiscono; e a tutti sarà capitato di dover dissimulare nervosismo in certe situazioni e, nonostante il nostro sforzo, le persone attorno riuscivano a capirlo lo stesso.
Quante volte ci siamo chiesti perché ad una certa persona proprio non piaciamo? Perché non si fida di noi? 

Quando due persone si incontrano, le loro energie entrano in contatto, con connessioni simili a quelle delle cellule nervose. In un secondo ci si scambiano miliardi di informazioni, a nostra insaputa.

Il tuo corpo eterico è influenzato dallo stato della tua salute, dei tuoi pensieri, dalle emozioni.
Il Potere delle persone dipende dallo stato di benessere del corpo eterico.
Foto dell'autrice
Se credi di non esercitare fascino sugli altri, anzi, magari di essere un po' preso alla leggera e a volte un po' deriso, è probabile che il tuo corpo eterico sia molto debole.
Il linguaggio del corpo fisico non mente e va di pari passo con le emozioni e lo stato del corpo eterico.

Spesso noi confondiamo il Potere vero con quelle manifestazioni dell'Ego che portano a desiderare successo, denaro, sesso, approvazione. Sappiamo che il mondo dell'Ego è effimero e illusorio.
Il bisogno di popolarità e di esercitare fascino sugli altri viene dall'insicurezza, che ci obbliga ad appoggiarci psicologicamente ed energeticamente agli altri. 
Diventiamo dei vampiri energetici e se ci manca la fonte di energia cui attingere - ammirazione, popolarità, seduzione, ecc. - ecco che crolliamo miseramente. 
Pensiamo di non valere nulla. Ma dare potere agli altri di approvarci o no, di farci sentire in oppure out significa riconoscere negli altri più verità di quanta ne abbiamo dentro noi stessi. 

Tre esercizi da fare per sviluppare un  corpo eterico più forte:
1) Non pendere verso cose che non hai;
2) cerca di non dipendere dal futuro parlandone o pensandovi continuamente;
3) comincia a organizzare la tua vita in modo da non aver bisogno di cose dagli altri; cerca di aver bisogno solo delle cose che puoi procurarti da solo. Non risucchiare le persone, né emozionalmente, né intellettualmente.

Puoi essere socievole senza dipendere o appoggiarti. 
Quando gli altri si appoggiano, tu fatti indietro; quando gridano, resta in silenzio; quando corrono, cammina.




mercoledì 17 luglio 2013

L'insicurezza e la paura delle molte morti

Come scrive Stuart Wilde nel libro Il tuo Potere Invisibile e Silenzioso (Macro Edizioni), se le problematiche riguardo alla sicurezza dominano la nostra vita, è per la paura della morte, ma non necessariamente quella fisica.

La nostra mente pensa che se una relazione finisce, noi non saremo in grado di reggere, se perdiamo il lavoro rischiamo la fame, se lo cambiamo magari il nostro tenore di vita sarà più basso, se perdiamo un'amicizia saremo soli, e così via.

Ciò che spaventa la gente è la morte delle cose, scrive Wilde.

A livello profondo, nel subconscio, ogni perdita o rischio di perdita diventa una minaccia di sopravvivenza, come se ne andasse davvero della nostra vita. 
In realtà, è il nostro Ego a temere la sua morte, e ne ha ragione.
Ma per noi sarebbe solo un guadagno, se l'Ego morisse un po'.
Invece ci identifichiamo con esso, e ogni insicurezza nasce dalla paura di perderlo.


To the Moon - Foto dell'autrice
E' una guerra energetica.

Spostando però l'attenzione dal fragile mondo esterno dominato dall'Ego al mondo dello spirito, immutabile ed eterno, ecco che acquisiamo più sicurezza, diventiamo potenti.

Accogliendo la vita per come la trovi anziché lottare contro di essa; allora saprai che non esistono né la morte né il fallimento.

lunedì 15 luglio 2013

Mancanza d'amore, strumento del Governo Ombra

Sappiamo tutti ormai dell'esistenza di un Governo Ombra mondiale che tira le fila degli eventi del mondo. 
Una riflessione che nasce spontanea è che a una simile forza occulta conviene che gli umani siano infelici, privi di amore.

Per un infelice è più facile sottomettersi, nell'illusione che altri sappiano ciò che è meglio per lui. 
Un infelice è più manipolabile perché lo si convince a credere che ciò che il Governo Ombra gli propina sotto forma di beni di consumo, guerre, mass media, sia per il suo bene, per renderlo più felice e libero. 
Lo illude che esista una Causa. Lo illude che sia un bene addirittura morire per quella causa fasulla. 
Nessun governo ci hai mai incitato a vivere, invece che morire per esso!

La crisi globale è un'invenzione per destabilizzare governi, nazioni, ma soprattutto per fiaccare gli animi della popolazione. 
Ci convincono che la povertà avanza, e noi ci sentiamo poveri, e la rabbia, lo scoramento hanno il sopravvento. 
Così si votano sempre gli stessi politici - che fingono di cambiare - per rabbia, non per reale convinzione. 
Inoltre, l'infelicità alla lunga fiacca il corpo e produce malattie.
Al Governo Ombra conviene mantenerci infelici e in costante conflitto con noi stessi, così le multinazionali del farmaco potranno guadagnarci.

Foto dell'autrice
Ma l'unico vero fine per l'anima è l'Amore.
L'unica vera arma di distruzione dell'Ombra è e sempre sarà l'Amore.
Alla base di tutte le religioni c'è l'Amore, ma la Paura si è insinuata già dall'inizio, nei testi sacri, e ancora oggi è uno strumento di Potere infinito, anche se ha cambiato maschera.

Solo continuando a emanare Amore incondizionato, diventando sordi ai tentativi dell'Ombra di spaventarci e fiaccare i nostri animi, solo smettendo di avere paura si diventa liberi.
La libertà di amare e la mancanza di paura sono gli unici strumenti che abbiamo.

Dobbiamo diventare persone felici. 
Non c'è bisogno di beni o di denaro o di bellezza e giovinezza per esserlo.
Non ascoltiamo l'Ombra che ci dice il contrario. 



giovedì 11 luglio 2013

Il potere di un abbraccio

Chissà perché da adulti - e a volte anche prima - perdiamo la capacità di abbracciare. 
Ce ne vergognano, e se ci chiedessero perché non sapremmo rispondere. Forse una spiegazione logica non c'è. 
C'è solo l'incapacità emotiva di sentire una altro corpo.

Un abbraccio è empatia, è comunione profonda con l'altro.
Ma noi forse abbiamo smesso di fidarci degli altri. 
Foto dell'autrice
O chissà, forse per noi l'abbraccio è una forma di debolezza perché significa metterci in gioco, dover  mostrare il cuore. 
Un abbraccio sincero dice più di mille parole, e noi preferiamo quest'ultime perché sono un ottimo scudo.

Leo Buscaglia dice: Nessuno è troppo grande per un abbraccio. Tutti hanno bisogno di un abbraccio. Cambia il vostro metabolismo. Rischiate!

In effetti, è scientificamente provato che un abbraccio lungo libera endorfine e fa bene al metabolismo.

E' come tornare tra le braccia della mamma. Ci fa sentire amati, accettati. Incondizionatamente.

E' meraviglioso  poter allargare le braccia, perché quando allargate le braccia e accogliete qualcosa avete davanti a voi una porta di specchio, dice Leo Buscaglia. Il solo specchio in cui potete vedere voi stessi e che vi aiuti a progredire.

mercoledì 10 luglio 2013

Correre il rischio

Siamo sicuri di saper rischiare davvero? 
Noi pensiamo che il rischio sia qualcosa di fisico, come andare troppo veloci in auto o senza casco in moto, o scalare una montagna, e spesso crediamo che sia coraggioso chi sfida i pericoli potenzialmente mortali.
Foto dell'autrice
Ma che dire del rischio di farsi coinvolgere sentimentalmente, del rischio di farsi vedere fragili?
In questo siamo tutti molto più fifoni.

Come scrive Fred Buscaglia nel famoso libro Vivere, amare, capirsi (Mondadori), magari pensiamo che a ridere ci sia il rischio di apparire sciocchi. Eppure gli sciocchi si divertono un mondo.
A piangere c'è il rischio di essere definiti sentimentali, ma noi siamo sentimentali, più di quanto siamo disposti ad ammettere.
A stabilire contatti con un altro c'è il rischio di farsi coinvolgere. Ma noi, in realtà, sotto sotto, amiamo da pazzi l'idea di farci coinvolgere. 
Ad amare c'è il rischio di non essere corrisposti. Ma non si ama per questo. Si ama per amare. Perché è nella nostra natura.
In fondo, conclude ironicamente Fred Buscaglia, a vivere c'è il rischio di morire! 
Ma se passiamo la vita a valutare i rischi e a farci frenare da essi, temendo il fallimento, non avremo davvero vissuto.
Incatenarsi alle proprie certezze non ci porta a nulla di nuovo.
Non rischiare significa non combinare nulla, rinunciare alla libertà.
Solo la persona che si mette in gioco e rischia è veramente libera.

O volete restare tutta la vita a sguazzare nel vostro brodo insipido?

lunedì 8 luglio 2013

Il compito dell'anima

Chi siamo noi? Un'anima che sta vivendo un'esperienza terrena. Creiamo di continuo la nostra realtà tramite la mente e la sua idea riguardo alla nostra identità. Il corpo etereo pesca il pensiero e abbassa le sue vibrazioni, cristallizzandole fino a divenire materia. Ciò di cui siamo fatti, almeno nel corpo. 
Sappiamo che ogni cellula si rinnova dopo un certo periodo di tempo, ma i nostri pensieri negativi, malesseri appartenenti al mentale, se sono continui alla fine diventano malattie, problemi organici. 

Foto dell'autrice
E l'anima che fa nel frattempo? Osserva questo nostro dramma continuo, nonostante sappia Chi Siamo veramente. 
In realtà l'anima non dimentica mai il progetto, il piano di volo originario.
Il suo compito è rammentarcelo. 
Ma non sempre noi capiamo la sua lingua, il suo modo di venirci incontro e scuoterci per risvegliare la parte fisica. 
Sì, perché l'anima è già sveglia, non può addormentarsi, ma il nostro corpo, insieme alla mente, fa da filtro.

Ogni volta che accade qualcosa che ci fa riflettere su Chi Siamo veramente, cioè essere spirituali perfetti che abitano un corpo, è la  nostra anima che sta comunicando con noi.
Che ci sta rammentando.

venerdì 5 luglio 2013

Quanto vi criticate?

I nostri critici più feroci siamo noi stessi. 
Sempre a sculacciarci virtualmente per ciò abbiamo fatto male - secondo il nostro giudizio non obiettivo - o non abbiamo fatto per niente. Per come dovremmo essere, come se ci fosse un catalogo della perfezione da cui scegliere. 
Ma anche criticarci per come vorremmo essere è un comportamento di distorto. 
Perché ci porta a focalizzarci solo su modelli ideali esterni a ciò che siamo davvero, ma soprattutto ci fa uscire dal presente per proiettarci nel futuro, spesso condizionati dal passato.
Autoritratto dell'autrice

Quante volte, per una qualsiasi banalità, ci siamo dati degli stupidi, imbecilli, sfigati, rincoglioniti?
Migliaia di volte. 
Ci cade qualcosa di mano e ci insultiamo da soli. Dimentichiamo qualcosa ed ecco che ci accusiamo di avere già l'Alzheimer, e così via.
Continuiamo a giudicarci dei cretini con il rischio di crederci davvero. Se ce lo ripetiamo per anni non riusciremo più a credere il contrario, anzi, agiremo proprio da imbecilli.
Ci saremo creati uno schema difficile da abbattere. 
Il nostro destino sta soprattutto in ciò che pensiamo di noi stessi.
In ciò che crediamo di essere o non essere. E quindi di diventare oppure no.

Un esercizio utile è stare all'erta e osservare l'energia della critica quando arriva. 
Osservarla e basta.
E quando sentiamo che sta arrivando o ci siamo già criticati, basta prendere coscienza del fatto che questo è un giudizio fuorviante e non vero.
Possiamo lasciar andare la critica, perché la vediamo con occhi nuovi. La vediamo per ciò che è.
Senza criticarci per essere criticati! Non siamo a scuola, nessuno è qui per darci dei voti, per promuoverci o bocciarci.

Osservate semplicemente ogni critica e giudizio e poi lasciatela andare.
E' una grande opportunità per liberarvene. 

martedì 2 luglio 2013

Il senso di colpa

Da cosa nasce il senso di colpa? Dall'illusione di essere imperfetti, difettosi, come se esistesse un modello ideale di noi che non riusciamo a raggiungere per qualche motivo.

Persino la religione ci dice che siamo sbagliati, che abbiamo tradito la fiducia di Dio dando origine al peccato originale.

Ebbene, questo significa semplicemente non avere fiducia nella Creazione. Non fidarsi del Divino e del suo progetto. 
Foto dell'autrice

Ogni essere vivente che viene sulla terra è comunque perfetto. Anche ciò che pensiamo sia imperfezione in realtà è ciò che deve essere, è espressione del Progetto, che noi non riusciamo a concepire.

Quindi, smettetela di criticarvi, di trovarvi dei difetti, di tormentarvi con i sensi di colpa per non essere come vorreste essere.
In realtà, siete perfetti come siete. 
Dovete solo imparare a riconoscervi come un'Anima, particella del Divino.